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martedì 8 marzo 2011

ventana sobre las mascaras


Ñato Garcia, in Australia, fece finta di essere pazzo.
Era il tramonto e lui guardava il sole che si stava spegnendo a Melbourne mentre a Montevideo si stava accendendo, quando decise di fare il matto.
Ebbe deliri e allucinazioni. Combattè contro nemici invisibili, lanciando cazzotti all'aria, e trascorse giorni e notti seduto contro un muro, senza chiudere gli occhi. Si rifiutò di parlare, perchè il diavolo della follia gli entrava dalla bocca aperta. Rifiutò di dormire, per paura di morire della follia notturna. Sopportò medicine, iniezioni, elettroshock. Alla fine, dopo essersi proibito per quattro anni qualsiasi normalità, i medici australiani si convinsero del fatto che fosse un caso incurabile.
Fu così che Ñato ottenne un biglietto di ritorno e ricevette una buona pensione per vivere senza lavorare per tutto il resto della vita. Per l'ultima volta si guardò allo specchio nella sua casa di Melbourne, disse addio al pazzo e salì salì sull'aereo.
Arrivò finalmente nella città delle sue nostalgie.
A Montevideo si mise a cercare. Cercò la casa della sua infanzia e là c'era un supermercato. Il campo incolto dove aveva fatto l'amore per la prima volta era un parcheggio. Cercò i suoi amici. Non c'erano più. Cercò e si cercò senza trovarsi da nessuna parte e allora gli venne un dubbio: "Chi sarà rimasto là, a Melbourne, il pazzo oppure io?".
Una volta all'anno, solamente una volta, Ñato si riconosce allo specchio. Arriva il carnevale con i suoi rulli di tamburo e Ñato si riconosce. Questo accade quando lo specchio gli riflette la sua faccia mascherata: naso da pagliaccio, un sorriso enorme dipinto sulle labbra, la luna tra le ciglia e le stelle sparse su tutto il volto.

E. Galeano

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