è la frase d’esordio nel mondo che ho intorno
Tutto bene, ho una casa
e sto lavorando ogni giorno
che cosa vuoi che dica? Di cosa vuoi che parli?
Di com’è facile andare quando non sai guidare
...
Di com’è grande il mare
quando non sai nuotare
...
Di come navigare al rallentatore
Forse dentro me cambiano le cose
Dentro al mio giardino nascono le rose
Era invisibile. Lo era sempre stato.
Ma non importava: lei lo aveva visto.
Lei riusciva sempre a vederlo.
Quando gli puntava addosso i suoi occhi azzurri,
lo faceva sentire reale.
Come on now
I hear you're feeling down
I can ease your pain
And get you on your feet again
Relax
I'll need some information first
Just the basic facts
Can you show me where it hurts?
...
There is no pain you are receding
A distant ship's smoke on the horizon
You are only coming through in waves
Your lips move, but I can't hear what you're saying
When I was a child
I caught a fleeting glimpse
Out of the corner of my eye
I turned to look but it was gone
I cannot put my finger on it now
The child is grown
The dream is gone
And...I have become
Comfortably numb.
Fai come il lanciatore di coltelli, che tira intorno al corpo.
Scrivi di amore senza nominarlo, la precisione sta
nell'evitare.
Distràiti dal vocabolo solenne, già abbuffato,
punta al bordo, costeggia,
il lanciatore di coltelli tocca da lontano,
l'errore è di raggiungere il bersaglio, la grazia è di
mancarlo.
...in un mondo in cui quelli vecchi vengono cancellati e qualcuno vorrebbe crearne di nuovi, solo quelli delle emozioni continuano a nascere e a morire semplicemente, senza un disegno umano, un secondo fine, un'imposizione, ma solo perché seguono il battito del cuore, il profumo di un ricordo, una sensazione.
Una macchina stupida?
Una lettera che ignora il suo mittente e sbaglia la sua destinazione?
Una pallottola perduta, che un dio ha sparato per errore?
Veniamo da un uovo più piccolo di una testa di spillo, e viviamo su una pietra che gira intorno a un stella nana e che, contro questa stella, prima o poi, si scontrerà.
Tuttavia, siamo fatti di luce, oltre che di carbonio, ossigeno, merda, morte e tante altre cose e, in fin dei conti, siamo qui da quando la bellezza dell'universo ha avuto bisogno di essere vista da qualcuno.
Una mujer, negra, será presidente de Brasil y otra mujer, negra, será presidente de los Estados Unidos de América.
Una mujer india gobernará Guatemala y otra, Perú.
Ñato Garcia, in Australia, fece finta di essere pazzo.
Era il tramonto e lui guardava il sole che si stava spegnendo a Melbourne mentre a Montevideo si stava accendendo, quando decise di fare il matto.
Ebbe deliri e allucinazioni. Combattè contro nemici invisibili, lanciando cazzotti all'aria, e trascorse giorni e notti seduto contro un muro, senza chiudere gli occhi. Si rifiutò di parlare, perchè il diavolo della follia gli entrava dalla bocca aperta. Rifiutò di dormire, per paura di morire della follia notturna. Sopportò medicine, iniezioni, elettroshock. Alla fine, dopo essersi proibito per quattro anni qualsiasi normalità, i medici australiani si convinsero del fatto che fosse un caso incurabile.
Fu così che Ñato ottenne un biglietto di ritorno e ricevette una buona pensione per vivere senza lavorare per tutto il resto della vita. Per l'ultima volta si guardò allo specchio nella sua casa di Melbourne, disse addio al pazzo e salì salì sull'aereo.
Arrivò finalmente nella città delle sue nostalgie.
A Montevideo si mise a cercare. Cercò la casa della sua infanzia e là c'era un supermercato. Il campo incolto dove aveva fatto l'amore per la prima volta era un parcheggio. Cercò i suoi amici. Non c'erano più. Cercò e si cercò senza trovarsi da nessuna parte e allora gli venne un dubbio: "Chi sarà rimasto là, a Melbourne, il pazzo oppure io?".
Una volta all'anno, solamente una volta, Ñato si riconosce allo specchio. Arriva il carnevale con i suoi rulli di tamburo e Ñato si riconosce. Questo accade quando lo specchio gli riflette la sua faccia mascherata: naso da pagliaccio, un sorriso enorme dipinto sulle labbra, la luna tra le ciglia e le stelle sparse su tutto il volto.
Non ho bisogno di tempo
per sapere come sei:
conoscersi è luce improvvisa.
Chi ti potrà conoscere
là dove taci, o nelle
parole con cui taci?
Chi ti cerchi nella vita
che stai vivendo, non sa
di te che allusioni,
pretesti in cui ti nascondi.
E seguirti all'indietro
in ciò che hai fatto, prima,
sommare azione a sorriso,
anni a nomi, sarà
come perderti. Io no.
Ti ho conosciuto nella tempesta.
Ti ho conosciuto, improvvisa,
in quello squarcio brutale
di tenebra e luce,
dove si rivela il fondo
che sfugge al giorno e alla notte.
Ti ho visto, mi hai visto, ed ora,
nuda ormai dell'equivoco,
della storia, del passato,
tu, amazzone sulla folgore,
palpitante di recente
ed inatteso arrivo,
sei così anticamente mia,
da tanto tempo ti conosco,
che nel tuo amore chiudo gli occhi,
e procedo senza errare,
alla cieca, senza chiedere nulla
a quella luce lenta e sicura
con cui si riconoscono lettere
e forme e si fanni conti
e si crede di vedere
chi tu sia, o mia invisibile.
...non so se risvegliarti
Ho dormito poco per sognarti all'improvviso
e non ho sognato niente
Esco per lasciarti libera di sopravvivere
per dimenticarti e ritrovarti inconsapevole.
Non vedi che mi arrendo
Non capisci che lasciandoti andare
Potrai desiderare
Riconquistarti e perderti
Perchè non vedi che ti attendo
Ti proteggerò restando lontano
Nel silenzio
Nel silenzio i tuoi vestiti ballano
Poi sorpresi dalla luce cadono
Con una grazia irreale
irreale
Ma io devo ritornare a camminare verso ciò che non so
Anche se ieri ti ho sentito respirare
in ogni cosa che ho desiderato
Esco dal tuo corpo con un gesto impercettibile
per dimenticare che l'attesa sia incantevole
Non vedi che mi arrendo
Non capisci che lasciandoti andare
Potrai desiderare
Riconquistarti e perderti
Perchè non vedi che ti attendo
Ti proteggerò restando lontano
Nel silenzio
Nel silenzio