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mercoledì 23 febbraio 2011

il portiere

Lo chiamano anche portiere, numero uno, estremo difensore, guardapali, ma potrebbe benissimo chiamarlo martire, penitente, pagliaccio da circo.
Dicono che dove passa lui non cresce più l'erba. E' un solitario. Condannato a guardare la partita da lontano. Senza muoversi dalla porta attende in solitudine, fra i tre pali, la sua fucilazione. Prima vestiva di nero come l'arbitro. Ora l'arbitro non è più mascherato da corvo e il portiere consola la sua solitudine con la fantasia dei colori.
Lui i gol non li segna. Stà li per impedire che vengano fatti. Il gol, festa del calcio : il goleador crea l'allegria e il portiere, guastafeste, la disfa. Porta sulle spalle in numero uno. Primo nel guadagnare? No,primo a pagare.
Il portiere ha sempre la colpa. Quando un giocatore qualsiasi commette un fallo di rigore, il casigato è lui : lo lascaino lì, abbandonato davanti al suo carnefice, nell'immensità della porta vuota. E quando la squadra ha una giornata negativa, è lui che paga il conto sotto una grandinata di palloni, espiando peccati altrui.
Gli altri giocatori possono sbagliarsi di brutto una volta o anche di più, ma si riscattano con una finta spettacolare, un passaggio magistrale, un tiro a colpo sicuro: lui no.
La folla non perdona il portiere. E' uscito a vuoto? Ha fatto una papera? Gli è sfuggioto il pallone? Le mani di acciaio sono diventate di seta? Con una sola papera il portiere rovina una partita o perde un campionato, e allora il pubblico dimentica immediatamente tutte le prodezze e lo condanna alla disgrazia eterna. La maledizione lo perseguiterà fino alla fine dei suoi giorni.

Splendori e miserie del gioco del calcio - Eduardo Galeano

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