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sabato 28 maggio 2011

scivola vai via

La vita va corretta, eccome, è troppo dura da buttare giù liscia.

V. Capossela

venerdì 27 maggio 2011

la battaglia delle bande

Oggi stiamo insieme
sali in macchina con me
vino cibo e musica
tutta la notte insieme a te
chissà se mi hai capito
non mi son capito neanche io.

Dente

lunedì 23 maggio 2011

oggi è il primo lunedì del mondo

E cammina cammina
le scarpe non fanno più male
le nostre parole non saranno più nuove
mai più
mai più.

Virginiana Miller

but I'm not the only one

martedì 17 maggio 2011

in volo stazionario

I don’t even know myself
what it would take to know myself
I need to change / I don’t know
don’t give up on me now.

Ben Harper

lunedì 16 maggio 2011

fuckin' special

martedì 10 maggio 2011

per fortuna o purtroppo


Voglio scappare perchè preferisco amare l'Italia da lontano che odiarla da vicino.

Lucia

let's spend

adios, heroe

dios existe, pero a veces duerme: sus pesadillas son nuestra existencia.

dio esiste, però a volte dorme: i suoi incubi sono la nostra esistenza.

Ernesto Sabato

domenica 8 maggio 2011

"Lei è all'orizzonte" dice Fernando Birri

La strana intimità di quelle due rotaie. La certezza di non incontrarsi mai. L'ostinazione con cui continuano a corrersi di fianco.

A.Baricco

giovedì 5 maggio 2011

WTF?!?!?!


Aspetto trepidante che i Green Day propongano la loro cover di "Italia", a questo punto.

Patruck92

martedì 3 maggio 2011

impigliati nella rete d'arabeschi


Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano. Che cosa? Che tutto si chiarisca? L'età mi ha portato la certezza che niente si può chiarire: in questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Paesi molto più piccoli e importanti del nostro hanno una loro verità, noi ne abbiamo infinite versioni. Le cause? Lascio agli storici, ai sociologi, agli psicanalisti, alle tavole rotonde il compito di indicarci le cause, io ne subisco gli effetti. E con me pochi altri: perché quasi tutti hanno una soluzione da proporci: la loro verità, cioè qualcosa che non contrasti i loro interessi. Alla tavola rotonda bisognerà anche invitare uno storico dell'arte per fargli dire quale influenza può avere avuto il barocco sulla nostra psicologia.
In Italia infatti la linea più breve tra due punti è l'arabesco. Viviamo in una rete d'arabeschi.

E.Flaiano

manicomio

Tempi della paura. Il mondo vive in uno stato di terrore, e il terrore si traveste: dice di essere opera di Saddam Hussein, un attore già stanco del tanto lavorare come nemico, o di Osama bin Laden, professionista della minaccia.
Ma il vero autore del panico planetario si chiama Mercato. Questo signore non ha nulla a che vedere con l'indimenticabile luogo del quartiere dove si va in cerca di frutta e verdura. E' un onnipotente terrorista senza volto, che sta in ogni luogo, come Dio, e crede di essere, come Dio, eterno. I suoi numerosi interpreti annunciano: "Il Mercato è nervoso", e avvertono: "Non bisogna irritarlo".
Il suo frondoso manuale criminale lo rende temibile. Ha trascorso la vita rubando il cibo, assassinando lavori, sequestrando paesi e fabbricando guerre.
Per vendere le sue guerre, il Mercato semina paura. E la paura crea il clima. La televisione si occupa del fatto che le torri di New York tornino a crollare ogni giorno. Cos'è rimasto del panico all'antrace? Non solo un'indagine ufficiale, che poco o nulla ha accertato su quelle lettere mortali: è rimasto anche uno spettacolare aumento del bilancio militare degli Stati uniti. E i milioni che quel paese destina all'industria della morte non sono una caruncola di tacchino. Appena un mese e mezzo di queste spese basterebbe a cancellare la miseria dal mondo, se non mentono le cifrette delle Nazioni unite.
Ogni volta che il Mercato invia un ordine, la luce rossa dell'allarme lampeggia nel "pericolosometro", la macchina che converte tutti i sospetti in evidenza. Le guerre preventive uccidono in base ai dubbi, non alle prove. Adesso tocca all'Iraq. Quel paese castigato è stato condannato un'altra volta. I morti sapranno comprendere: l'Iraq contiene la seconda riserva mondiale di petrolio, che è esattamente ciò che il Mercato vuole per assicurare lo spreco alla società dei consumi.
Specchio, specchietto: chi è il più temuto? Le potenze imperiali monopolizzano, per diritto naturale, le armi di distruzione di massa.
Ai tempi della conquista dell'America, mentre nasceva quello che oggi si chiama Mercato globale, il vaiolo e l'influenza uccisero molti più indigeni della spada e dell'archibugio. La vincente invasione europea dovette ringraziare molto i batteri e i virus. Secoli dopo, quegli alleati provvidenziali si convertirono in armi da guerra, in mano alle grandi potenze. Un pugno di paesi monopolizza gli arsenali biologici. Un paio di decenni fa, gli Stati uniti permisero che Saddam Hussein lanciasse bombe epidemiche contro i kurdi, quando lui era un bambino viziato dell'Occidente e i Kurdi avevano una cattiva stampa, tuttavia quelle armi biologiche erano state fabbricate con ceppi comprati presso un'impresa di Rockville, in Maryland.
In materia militare, come nel resto delle cose, il Mercato predica la libertà, ma la concorrenza non gli piace neanche un po'. L'offerta si concentra nelle mani di pochi, in nome della sicurezza universale. Saddam Hussein fa molta paura. Il mondo trema. Tremenda minaccia: l'Iraq potrebbe tornare ad usare armi batteriologiche e, molto più grave ancora, un giorno potrebbe arrivare a possedere armi nucleari. L'umanità non può permettersi questo rischio, proclama il pericoloso presidente dell'unico paese che ha usato le armi nucleari per assasinare gente civile. Sarà stato l'Iraq a sterminare i vecchi, le donne e i bambini di Hiroshima e Nagasaki?
Paesaggio del nuovo millennio:
gente che non si sa se domani troverà da mangiare, o se rimarrà senza tetto, o come farà a sopravvivere se si ammala o ha un incidente;
gente che non sa se domani perderà il lavoro, o se sarà costretta a lavorare il doppio in cambio della metà, o se la sua pensione sarà divorata dai lupi della borsa o dai topi dell'inflazione;
cittadini che non sanno se domani saranno assaliti dietro l'angolo, o se gli svaligeranno la casa, o se qualche disperato gli pianterà un coltello nella pancia;
contadini che non sanno se domani avranno terra da lavorare e pescatori che non sanno se incontreranno fiumi o mari ancora non avvelenati;
persone e paesi che non sanno come faranno domani a pagare i debiti moltiplicati dall'usura.
Saranno opera di Al Qaeda questi terrori quotidiani?
L'economia commette attentati che non escono sui quotidiani: ogni minuto uccide per fame dodici bambini. Nell'organizzazione terrorista del mondo, che il potere militare custodisce, ci sono un miliardo di affamati cronici e seicento milioni di obesi.
Moneta forte, vita fragile: Ecuador ed El Salvador hanno adottato il dollaro come moneta nazionale, ma la gente fugge. Mai quei paesi avevano prodotto tanta povertà e tanti emigranti. La vendita di carne umana all'estero genera sradicamento, tristezza e denaro. Gli ecuadoriani costretti a cercare lavoro altrove hanno inviato nel loro paese, nel 2001, una quantità di denaro che supera la somma delle esportazioni di banane, gamberi, tonno, caffè e cacao.
Anche Uruguay e Argentina espellono i loro giovani figli. Gli emigranti, nipoti di emigranti, lasciano alle loro spalle famiglie distrutte e memorie di dolore. "Dottore, mi hanno rotto l'anima": in quale ospedale ci si cura per questo? In Argentina, un concorso televisivo offre, ogni giorno, il premio più ambito: un lavoro. Le code sono lunghissime. Il programma sceglie i candidati, e il pubblico vota. Vince il lavoro colui che sparge più lacrime e più lacrime strappa. Sony Pictures sta vendendo la formula di successo in tutto il mondo.
Che lavoro? Qualsiasi. Per quale stipendio? Qualunque e comunque. La disperazione di coloro che cercano lavoro, e l'angoscia di quelli che temono di perderlo, costringono ad accettare l'inaccettabile. In tutto il mondo s'impone "il modello WalMart". L'impresa numero uno degli Stati uniti proibisce i sindacati e dilata gli orari senza pagare gli straordinari. Il Mercato esporta il suo esempio lucroso. Più i paesi sono ammalati, più è facile convertire il diritto al lavoro in carta straccia.
E più è facile sacrificare altri diritti. I padri del caos vendono ordine. La povertà e la disoccupazione moltiplicano la delinquenza, che diffonde il panico, e in questo brodo di coltura fiorisce il peggio. I militari argentini, che di crimini sanno parecchio, sono invitati a combattere il crimine: che vengano a salvarci dalla delinquenza, reclama a gran voce Carlos Menem, un funzionario del Mercato che di delinquenza s'intende molto, perché la esercitava come nessun altro quando era presidente.
Costi bassissimi, guadagni milionari, controlli zero: una petroliera si spezza in due e la mortifera marea nera attacca le coste della Galizia e oltre.
L'affare più redditizio del mondo produce fortune e disastri "naturali". I gas velenosi che il petrolio libera nell'aria sono la causa principale del buco nell'ozono, che già è grande come gli Stati uniti, e della follia del clima. In Etiopia e in altri paesi africani, la siccità sta condannando milioni di persone alla peggiore carestia degli ultimi vent'anni, mentre la Germania e altri paesi europei hanno sofferto inondazioni che sono state la peggior catastrofe dell'ultimo mezzo secolo.
Inoltre, il petrolio produce guerre. Povero Iraq.

Eduardo Galeano, articolo del settimanale uruguayano Brecha di dicembre 2002

lunedì 2 maggio 2011

un'altra identità


Non é l'anima tua che io cerco
Io sono solo piú di te

R.Zero

sabato 30 aprile 2011

a Montevideo

Se questa è una città
che alle sei si spengono le luci
e i negozi sono vuoti e dici...

Se questa è una città
Dove il rosso del semaforo
e l'azzurro del Lemano

non son formalità
come il buongiorno e il buonasera
fra un poliziotto e una bandiera

Ma questa è una città
chissà poi di che paese
che qui' a Ginevra non capisci...
che qui' a Ginevra...

Se questa è una città
che ogni quartiere è una nazione
un'idea di religione..

tu diglielo a Miguel
non stia con le mani in mano
che non perda tempo invano

perchè in questa città
cosi' piena di orologi
il tempo non si ferma
nemmeno per gli indugi

Amori miei amori miei amori miei
Il pianoforte è un grande oceano
La sera qui' al Palace Hotel
Che arrivo presto a Mar de la Plata
Sulle note di Gardel

Amori miei amori miei
Sul como' il libro di Galeano
e un vecchio disco di Viglietti
che a pensarmi fà un po strano

Porquè nosotros
Para mirar tenemos ojos
De repente no volvemos locos
Para una chica un poco hermosa
Para el vuelo de una mariposa
Para un pedazo de dulsura
Para un'idea de cabeza dura

Porque' nosotros
somos triste por natura
Y el corazon es un hierro de armadura
que llora solo quando llueve
una mistura de sangre y nieve
e se rie mucho que me muero
de su espirito verdadero
Perchè noi
(che)per guardare abbiamo occhi
improvvisamente diventiamo ciechi
Per una ragazza carina
Per un volo di farfalla
Per un pò di dolcezza
Per un'idea da testa dura.

Perchè noi
siamo tristi di natura
e il cuore è un ferro d'armatura
che piange solo quando piove
un misto di sangue e neve
e ride molto perchè muoio
per il suo spirito sincero

mercoledì 27 aprile 2011

good time for a change

lunedì 18 aprile 2011

l'équilibre parfait


Nelle relazioni si cerca sicurezza e si semina insicurezza nello stesso tempo.

Eva Laudace

domenica 17 aprile 2011

your face

SOLedad


Tengo una soledad
tan concurrida
tan llena de nostalgias
y de rostros de vos
de adioses hace tiempo
y besos bienvenidos
de primeras de cambio
y de último vagón.

Tengo una soledad
tan concurrida
que puedo organizarla
como una procesión
por colores
tamaños
y promesas
por época
por tacto
y por sabor.

Sin temblor de más
me abrazo a tus ausencias
que asisten y me asisten
con mi rostro de vos.

Estoy lleno de sombras
de noches y deseos
de risas y de alguna
maldición.

Mis huéspedes concurren
concurren como sueños
con sus rencores nuevos
su falta de candor
yo les pongo una escoba
tras la puerta
porque quiero estar solo
con mi rostro de vos.

Pero el rostro de vos
mira a otra parte
con sus ojos de amor
que ya no aman
como víveres
que buscan su hambre
miran y miran
y apagan mi jornada.

Las paredes se van
queda la noche
las nostalgias se van
no queda nada.

Ya mi rostro de vos
cierra los ojos
y es una soledad
tan desolada.

M.Benedetti

sabato 16 aprile 2011

le nostre ore contate

e così veniamo avanti
simili in tutto a quelli di ieri
aggrappati a un'immagine
condannata a descriverci
dimmi, non è così?

e poi ci ritroviamo
divisi da nuove alleanze
senza più nulla da nascondere
solo più accorti
nel mostrare i punti
dove la vita ristagna,
le cattive abitudini
quasi sempre appagate

e ci sediamo
in un camerino affollato
in un treno che parte
continuamente sospesi
tra questo corpo e la scena

le nostre ore canoniche
le nostre ore contate
ancora troppo presto
per organizzare il proprio sgargiante declino
ma non abbastanza da non averne un'idea

io non ti cerco
io non ti aspetto
ma non ti dimentico

(Massimo Volume)